Quale funzione ha Eurogendfor?

In Italia ha sede la Polizia Militare Europea

Come mai proprio in Italia?

Il progetto di costituzione di una gendarmeria europea venne reso pubblico l’8 ot- tobre 2003, in occasione della riunione informale tenutasi a Roma dei mini- stri della Difesa dell’Unione europea nel corso della presidenza italiana, con un decisivo contributo del Ministro della Difesa francese Michèle Alliot-Marie. Il primo trattato relativo ven-ne firmato il 17 settembre 2004, a Noordwijk, nei Paesi Bassi, fra 5 paesi: Italia, Francia, Paesi Bassi, Spagna e Portogallo. L’iniziativa è stata illustrata dai ministri della Difesa Antonio Martino (Italia) e Michèle Alliot-Marie (Francia) ai colleghi europei, durante una riunione informale dei ministri della Difesa della Unione. Il 23 gennaio 2006 è stato inaugurato il quartier generale a Vicenza, divenendo operativa a tutti gli effetti. Il 18 ottobre 2007 viene firmato il trattato di Velsen, da rappresentanti degli Stati membri dell’UE dotati di forze di polizia ad ordinamento militare: Francia (Gendarmerie), Spagna (Guardia Civil), Portogallo (Guardia nacional), Paesi Bassi (Marechaussée) e Italia (Arma dei Carabinieri). Il trattato, di 42 articoli, disciplina compiti e poteri della Eurogendfor. Il trattato è stato ratificato dall’Italia il 28 aprile 2010 con la legge 14 maggio 2010, n. 84

La EGF è composta da forze di polizia ad ordinamento militare in grado di intervenire in aree di crisi, sotto l’egida della NATO, dell’ONU, dell’UE, dell’OSCE o di coalizioni costituite “ad hoc” fra diversi Paesi. Tuttavia la EGF è un’organizzazione indi- pendente dall’UE, anche se può operare a seguito di una sua richiesta nell’ambito della politica estera e di sicurezza comune.

I corpi di che la compongo sono:

  • Arma dei Carabinieri
  • Gendarmerie nationale
  • Guardia Civil
  • Guarda Nacional Republicana portoghese Koninklijke Marechaussee
  • Gendarmeria romena (dal 3 marzo 2009)

Vi sono due corpi che han-no il ruolo di supporto: la Zandarmeria Wojskowa della Polonia che ha espresso il 10 ottobre 2006 l’intenzione di entrare a far parte del corpo europeo, e la Viesojo Saugumo Tarnyba della Lituania. La EGF in quanto tale non ha pertanto nessun potere di polizia sul territorio degli Stati membri dell’UE, né è destinata a sostituire le forze di polizia nazionali (ad ordinamento civile o militare) degli Stati membri dell’UE o degli Stati partecipanti alla EGF. La struttura della EGF richiama quella delle Multinational Specialized Unit (MSU) dell’Arma dei Carabinieri, impiegate in Bosnia, in Kosovo e in Iraq. Il coordinamento politico-militare della Gendarmeria europea è affidato al Comitato Interministeriale di Alto Livello (CIMIN), con sede a Vicenza (presso la caserma dei carabinieri «Generale Chinotto»), un comitato composto dai Ministri degli Esteri e della Difesa degli Stati membri che aderiscono alla EGF, fornendo uomini e mezzi. Ogni anno uno dei Ministri assume la presidenza di turno del CIMIN. La EGF non è sottoposta al controllo dei Parlamenti nazionali o del Parlamento europeo, risponde direttamente ai Governi, attraverso il citato CIMIN. Per il suo dispiegamento operativo e rafforzamento, è richiesta l’unanimità degli Stati membri dell’EGF (non dell’Unione europea).

Durante le operazioni della EGF ogni Stato membro mantiene la propria autonomia decisionale. Gli Stati, quindi, delegano al CIMIN l’indirizzo politico, strategico e militare, mantenendo l’autonomia operativa. L’ingresso delle forze di polizia all’EGF è subordinato al possesso di un ordinamento militare e devono far parte di uno Stato dell’Unione Europea ovvero candidato all’esserlo. Attualmente i corpi che partecipano alla Forza di gendarmeria europea sono sette più due che però hanno solo il ruolo di supporto.

Un futuro allargamento dei paesi membri dell’Unione europea potrebbe facilmente portare anche ad un allargamento dei componenti della Gendarmeria. Tra i paesi non ancora membri, Serbia, Moldavia, Bielorussia e Turchia sono dotati di un corpo di Gendarmeria.

La forza di gendarmeria partecipa a missioni dell’UE, dell’ONU, della NATO, dell’OSCE, alle quali i Ministri scelgono di aderire. Svolge compiti militari di supporto alla fase iniziali di un conflitto e di transizione, da sola o insieme a forze che eseguono esclusivamente obiettivi militari. La EGF svolge funzioni di polizia e addestramento di un esercito e polizia locali nella fase di ritiro della componente militare.

In base all’articolo 4 com- ma 3, del Trattato di Velsen, i possibili impieghi della EGF comprendono:

  • a. condurre missioni di sicurezza e ordine pubblico;
  • b. monitorare, svolgere consulenza, guidare e supervisionare le forze di polizia locali nello svolgimento delle loro ordinarie mansioni, ivi compresa l’attività d’indagine penale;
  • c. assolvere a compiti di sorveglianza pubblica, gestione del traffico, controllo delle frontiere e attività generale d’intelligence;
  • d. svolgere attività investigativa in campo penale, individuare i reati, rintracciare i colpevoli e tradurli davanti alle autorità giudiziarie competenti;
  • e. proteggere le persone e i beni e mantenere l’ordine in caso di disordini pubblici;
  • f. formare gli operatori di polizia secondo gli standard internazionali;
  • g. formare gli istruttori, in particolare attraverso programmi di cooperazione.

Senza che nessuno se ne sia accorto, col silenzio-assenso della stampa italiana, la Camera e il Senato hanno ratificato all’unanimità il Trattato di Velsen, che istituisce un corpo di polizia continentale con ampi poteri, l’Eurogendfor. Il 14 maggio 2010 l’assemblea di Montecitorio ratifica all’unanimità – 443 presenti, 442 assensi e un solo astenuto – con la legge n. 84 il “Trattato di Velsen”. Il Senato, poco prima, il 28 aprile, vota alla stessa ma- niera. Il 12 giugno il “Trattato” entra in vigore. Di che si tratta? Di uno dei casi più inquietanti di cedimento di sovranità nazionale che la storia del Parlamento italiano ricordi. Perché se la ratifica del Trattato del Nord Atlantico, che istituiva la Nato, firmato a Washington il 4 aprile 1949, e l’accordo che ratificava nello stesso Trattato lo statuto dei vari eserciti, firmato a Londra il 19 giugno 1951, furono discussi apertamente in Aula e su tutti i quotidiani – con tanto di stampa filogovernativa che si aizzò contro un Pci, accusato di esser contrario alla Nato in quanto “servo di Mosca” – animando un dibattito citato tutt’oggi su tutti i manuali di storia dell’Italia contemporanea, il “Trattato di Velsen”, al contrario, passa nel silenzio più totale.

Ma, in sintesi, cosa contempla in concreto questo Trattato?

Si propone di dar vita ad un insolito organismo: la Forza di gendarmeria europea (European Gendarmerie Force), conosciuta come Eurogendfor o EGF, che viene ora a proporsi come il primo corpo poliziesco-militare dell’Unione Europea, a cui partecipano cinque nazioni, cioè l’Italia, la Francia, l’Olanda, la Spagna e il Portogallo ai quali, in seguito, si è pure aggiunta la Romania, un’istituzione, quindi, con valenza sovranazionale. Il suo motto – perchè tutti i corpi di polizia, come le SS, devono averne uno – è il seguente, “Lex Paciferat”, cioè “La legge porterà la Pace”. Di che legge si tratta? E qual’è la “Pace” che verrà imposta agli europei? È il caso di analizzare i retroscena che hanno portato alla nascita di questo trattato e vedere, articolo per articolo, i suoi punti salienti. Il progetto iniziale è del l’8 ottobre 2003, in occasione della riunione informale tenutasi a Roma dei ministri della Difesa della Unione europea nel corso della presidenza italiana, con un contributo decisivo del Ministro della Difesa francese Alliot-Marie. L’anno dopo, il 17 settembre 2004, viene firmato a Noordwijk, in Olanda, il primo trattato fra i cinque stati che istituisce la Forza di gendarmeria europea. I fautori sono sempre Alliot-Marie e il forzista Antonio Martino.

La UE, senza utilizzare la EGF ma semplicemente attraverso l’omissione e il silenzio stampa, ha risolto alla radice il problema del mantenimento dell’ordine pubblico. Per concludere quindi, se uno Stato liberale si basa sulla democrazia, ovvero «potere al demos» cioè al Popolo (almeno sul- la carta), la Unione Europea si basa sullo strapotere della Commissione (non eletta), sulle grandi banche e sul grande capitale finanziario: una oligarchia il cui nome più corretto sarebbe “cupola finanziaria criminale”.

Si doveva realizzazione una Europa dei Popoli, nel rispetto delle reciproche tradizioni e culture ma la cupola finanziaria criminale è riuscita ad imporci l’esatto contrario al fine di distruggere l’Europa.

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Autore / Lamberto Rimondini

Vive a Bologna, è laureato in Scienze Politiche con una tesi di laurea sui rapporti tra Vaticano e Mosca fra il 1917 e il 1992 (con intervista in esclusiva a Monsignor Claudio Maria Celli, Sottosegretario dello Stato Vaticano, e Yury Karlov, ambasciatore sovietico prima, e CSI poi, presso la Santa Sede). È stato ufficiale del Genio Pontieri, assumendo ruoli di comando e svolgendo missioni in Italia e all’estero fino al dicembre del 1997. Dopo il congedo dall’Esercito ha lavorato nell’industria privata in Italia e all’estero ricoprendo ruoli dirigenziali. Dal 2017 è consulente specializzato nell’internazionalizzazione delle imprese italiane.

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